Come e quando operarsi un ernia

Il dolore alla schiena è una problematica estremamente comune e di non particolare gravità, tutt’altra storia però è il dolore generato dal dall’ernia al disco. Il disco intervertebrale è una struttura costituita da materiale cartilagineo che si posiziona tra le vertebre e in modo tale da evitarne lo sfregamento e migliorare la ridistribuire dei carichi del nostro corpo. Il disco vertebrale è costituito da due parti fondamentali: la parte centrale viene denominata nucleo polposo mentre la parte dell’area periferica viene detta anulus fibroso. Da queste informazioni è immediatamente comprensibile che il dolore generato dall’ernia al disco non è un semplice mal di schiena, ma è il risultato della fuoriuscita del nucleo nucleo polposo dall’anello contenitivo, il cui riversamento nelle strutture nervose genera il dolore.

Tipologie di ernia al disco

Esistono diverse tipologie di ernia al disco che si differenziano per gravità e configurazione. Una delle ernia al disco più comuni è quella che viene detta ernia discale lombare, la quale colpisce circa il 65% delle persone. La seconda tipologia di ernia al disco più comune è l’ernia discale cervicale che colpisce il 25% della popolazione. Infine troviamo l’ernia dorsale che si dimostra essere la meno frequente, infatti gli studi hanno dimostrato che ne soffre solo il 10% della popolazione. L’ernia discale lombare si è dimostrata essere una problematica più diffusa per via degli estremi sforzi che la zona lombare deve sopportare durante la vita di ogni giorno. La zona lombare è quell’aria del nostro corpo che ha il compito di sorreggere la stragrande maggioranza del peso, non è quindi un caso che sul lungo periodo le persone sviluppino in maggioranza le ernie discali lombari.

Fasi e progressioni dell’ernia

L’ernia si sviluppa secondo diverse fasi prolungate nel tempo, le quali possono essere facilmente elencate: ernia protrusa, ernia contenuta, ernia espulsa. La fase dell’ernia protrusa è la parte iniziale del ciclo di formazione dell’ernia e vede come protagonista la deformazione iniziale del nucleo polposo, il quale comincia a fuoriuscire dall’anello di contenimento. L’ernia contenuta è la seconda fase dello sviluppo dell’ernia, processo che inizia nel momento in cui il nucleo polposo ha ormai superato l’anello contenitivo ma non è ancora del tutto fuoriuscito. L’ernia espulsa, cioè l’ultima fase del processo di sviluppo dell’ernia, vede il nucleo polposo fuoriuscire del tutto dall’anello protettivo riversandosi nel canale vertebrale libero senza essere più in collegamento con il disco.

Diagnosi dell’ernia al disco

Per poter diagnosticare un’ernia al disco è essenziale effettuare una risonanza magnetica nell’aria interessata. Oltre alla risonanza magnetica può essere utile svolgere una radiografia dell’intera colonna vertebrale, in modo tale da controllare che le singole vertebre siano ben allineate una all’altra. Ultimo ma importante esame che può essere svolto per avere informazioni più sicure sulla diagnosi dell’ernia è l’elettromiografia, esame grazie al quale è possibile analizzare attentamente l’operatività dei nervi in modo da verificare la presenza di radici nervose in stato di sforzo eccessivo o sofferenza.

Cosa fare dopo la diagnosi

Una volta aver avuto una diagnosi che mette in evidenza la presenza di un’ernia al disco è fondamentale mettersi a riposo per un lasso di tempo che può oscillare tra le due e le tre settimane, periodo durante il quale è fortemente consigliato ridurre al minimo gli sforzi ed evitare ogni tipo di attività pesante. Una volta superate le settimane di riposo diventa fondamentale iniziare una terapia farmacologica attraverso l’assunzione di antinfiammatori o l’utilizzo del cortisone. Oltre alla terapia farmacologica è importante svolgere fisioterapia nel tentativo di ridurre il più possibile il dolore generato dalla contrazione lombare.

Intervento dell’ernia al disco

Nella stragrande maggioranza dei casi, l’ernia al disco guarisce in modo del tutto spontaneo grazie alla composizione al 90% d’acqua del nucleo polposo. In moltissimi casi l’elevata concentrazione di acqua nel nucleo polposo porta quest’ultimo a disidratarsi sul lungo periodo, facendo sì che l’ernia al disco abbia la capacità di guarire in modo del tutto spontaneo. Perché l’ernia al disco sia in grado di guarire in autonomia è necessario attendere un periodo di circa tre mesi. Durante questo periodo sarà fondamentale svolgere terapia conservativa, ovvero un insieme di assunzione di farmaci, riposo e fisioterapia. Nel caso in cui il dolore non fosse ancora passato, dopo questi tre mesi di terapia, diventa molto probabile il rischio di dover far ricorso ad un intervento chirurgico per risolvere il problema. Nel caso in cui si accusassero anche problemi alla mobilità, in aggiunta al dolore, sarà fondamentale intervenire a livello chirurgico fin da subito.

Approccio percutaneo

La chirurgia moderna, nel caso dell’ernia al disco, adotta l’approccio percutaneo grazie al quale non è più essenziale incidere direttamente la cute, infatti basta semplicemente utilizzare una particolare sonda per entrare in diretto contatto con il disco. Grazie all’utilizzo della sonda è possibile iniettare all’interno del disco stesso delle sostanze che hanno il fondamentale compito di asciugare e vaporizzare il nucleo polposo, in modo tale da incrementare la velocità di disidratazione di quest’ultimo. Questa tipologia di intervento è estremamente semplice e poco invasiva, infatti viene svolta generalmente in ambulatorio con semplice anestesia locale.

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